La legge regionale n. 36 del 1997, istitutiva del Parco Regionale del Delta del Po, all’art. 3 indica chiaramente che la Regione Veneto promuove, d’intesa con la Regione Emilia Romagna, l’istituzione dell’Ente Parco Interregionale Delta del Po. 
Già vent’anni fa, quindi, si puntava ad una gestione unitaria del territorio con l’obiettivo di realizzare una efficace ed omogenea politica di tutela dell’intero ecosistema del Delta. 
E’ sorprendente, allora, come oggi ci siano politici adriesi e polesani di centrodestra, lo stesso centrodestra che aveva votato la legge istitutiva del parco, i quali rifiutano il parco unico agitando lo spettro dell’estromissione dei comuni dal governo del territorio. 
Casualmente sono gli stessi che accettano da anni l’azzeramento di ogni forma di partecipazione nella gestione del parco da parte degli enti locali grazie al commissariamento dell’Ente imposto dalla Regione. 
Il centrodestra adriese, poi, ha sempre dimostrato disinteresse per il Parco del Delta ed è stato spesso assente nei momenti decisivi delle scelte importanti in cui si poteva e si doveva rivendicare per Adria un ruolo all’interno dell’ambito deltizio. 
Con quale credibilità quello stesso centrodestra può adesso ergersi a paladino del protagonismo progettuale del nostro territorio? 
E’ proprio l’assenza di progettualità e di idee che in questi anni ci ha penalizzato, come polesani e come adriesi. Unica eccezione: l’adesione al programma MAB Unesco che, però, per essere concretizzato, ha bisogno di una governance efficiente e armonica dell’intera area del delta.
 Anche per questo serve un parco unico. 
Non è vero che il parco unico, come qualcuno vuole farci credere, escluda forme di partecipazione attiva dei comuni nella gestione dell’ente. 
Il parco unico invece , può essere, di fronte all’inerzia della classe politica polesana, l’unica prospettiva per la tutela e lo sviluppo del nostro territorio.
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