A monte di tutto, c’era stata la dichiarazione dello stato di agitazione
del personale, supportato dai sindacati, alla luce anche di alcune
disposizioni del nuovo direttore generale, ma anche e soprattutto la
necessità e la volontà dei consiglieri comunali  di minoranza e del
personale tutto, di capire il futuro della Casa di riposo di Adria.
Questo è stato il “piatto forte” del consiglio comunale di Adria di
giovedì 23 febbraio. 
Una denuncia esplicita fatta dalla
rappresentante delle rsu così come la segnalazione del rappresentante
del comitato dei familiari degli ospiti presenti nella struttura.
Spiegato
il motivo per il quale il gruppo dei consiglieri di minoranza ha 
richiesto la convocazione del consiglio comunale con il tema del Csa
all’ordine del giorno, si è ribadita la responsabilità del sindaco  dal
momento che per la prima volta lo stesso non ha riconosciuto un
rappresentante del Cda alla minoranza.
Dalle parole della
rappresentante dei lavoratori, è stato chiesto perché manchi un
confronto con l’amministrazione, perché il direttore appena arrivato
abbia modificato le procedure di lavoro dei dipendenti. Il rischio è che
si possa perdere la qualità del servizio. 
Il rappresentante del
comitato dei familiari ha dichiarato che i 150 lavoratori sono
considerati badanti, conviventi, angeli custodi.
La presidente Avv
Passadore dopo una analisi della attuale situazione, ha posto come
priorità la salvaguardia del regime pubblico della Casa di riposo di
Adria.
Di fronte al fallimento in questi ultimi anni di tutta la
progettualità del Cda, noi di IBC pensiamo che, da quando si è vista la
necessità di affrontare cambiamenti e/o modifiche per problemi
economici, sia  necessario, prima di tutto, informare adeguatamente e
confrontarsi con operatori, sindacati e  rappresentanti dell’ente sullo
stato dell’arte  prima di arrivare ad incidere così pesantemente
sull’organizzazione del lavoro che comporta importanti ripercussioni
sullo stato d’animo e l’organizzazione familiare degli operatori oltre che sullo stipendio.
Riteniamo sia necessario valutare se esistano 
altre  operazioni che possono portare a degli introiti: si può pensare
di  potenziare, ad esempio, i servizi socio sanitari. Il servizio
erogato dal C.S.A., dal momento che fornisce servizi socio sanitari, va
portato avanti anche in collaborazione con l’amministrazione e la
politica, locale e regionale, dato che la competenza è di quest’ultima
grazie anche al piano di zona. Con il precedente, infatti, si era
previsto di ampliare il servizio diurno, che dovrebbe attivarsi ormai a
breve, ampliare il servizio mensa, ed istituire un servizio
fisioterapico ad esempio.
È essenziale che i lavoratori siano messi
in condizione di lavorare in modo sereno e che l’obiettivo sia la
qualità del servizio e la serenità di ospiti ed operatori. Il C.S.A. non è un’azienda che deve produrre utili.
La mancata sostituzione di
malattia fino a 7 giorni o di permessi per 104 non possono garantire la
stessa qualità del servizio e prima di arrivare a toccare
l’organizzazione è bene analizzare attentamente e condividere tutte le
possibili soluzioni che possano risanare lo squilibrio senza però
perdere ”la qualità del servizio e del calore umano erogato” finora
dalla nostra struttura cittadina. 
Infine noi di IBC-SIAMO ADRIA abbiamo
fatto una proposta politica per la quale presenteremo una mozione in
c.c.: che si adotti l’indirizzo politico come c.c. che il sindaco nella
scelta dei membri dei futuri Cda dia sempre un posto alla minoranza
consiliare e soprattutto un posto al presidente del comitato familiari,
in quanto di fatto primi azionisti della struttura e datori di lavoro
di operatori, Cda e presidente stesso.
Impegno per il Bene Comune e SiAmo Adria